COSI' SONO NATE LE GRANDI CLASSICHE DEL GALOPPO

Riceviamo e con piacere pubblichiamo questo articolo di Mario Berardelli
La Regina Anna d’Inghilterra , all’inizio degli anni dieci, beninteso del 700, inventò ad Ascot il meeting Reale che , oltre tre secoli dopo, è ancora epicentro iconico del grande Turf internazionale. Oltre alle altre corse che concorrevano a determinare il programma del meeting, la nuova prova che si proponeva come nuovo punto fermo della selezione assoluta, fu la Gold Cup sui 4000 metri, distanza faro in quei tempi e forse anche breve rispetto a certi standard. Il Turf è evoluzione continua, la selezione e i suoi canoni non vanno confusi con la tradizione i cui immutabili principi sono validi sempre. Al termine del decennio anni 70, sempre del 700, ecco la evoluzione della selezione che compie un altro passo in avanti: ad Epsom nel 1780 si disputa la prima edizione del Derby. Si tenta di accorciare ulteriormente la distanza d’elezione in tema di selezione. Non sarà un fatto pacifico, solo dopo la prima guerra mondiale i 2400 metri diventeranno il faro anche se, fino alla fine del secondo conflitto, i 3100 metri del Paris e ovviamente i 4000 di Ascot popoleranno sempre i sogni dei grandi allevatori e proprietari. La genialità di Lord Bunbury nel tempo inevitabilmente sarebbe stata premiata. E’ a lui più che a Mr Stanley, dodicesimo Conte di Derby, che va ascritta la idea illuminante: una corsa sui 2400 e solo per i tre anni, quindi soltanto una volta nella vita di un cavallo. Lord Derby e i suoi discendenti sarebbero stati e lo sono ancora un punto fermo del grande Turf mondiale.
Negli anni 30 del 900 fu un Lord Derby ad allevare e possedere Hyperion, uno dei sommi campioni, al quale il nobile proprietario, proprio a testimonianza di quanto ancora la Gold Cup fosse nei sogni di ogni titolare di scuderia, non risparmiò la maratona, chiaramente terminata in una sconfitta per difetto di stamina. Lord Bunbury (membro del Parlamento e consorte di una delle figlie del terzo Duca di Richmond, sangue reale) perse, come molti sanno, il lancio della monetina che favorì Mr Stanley che cosi diede il nome alla corsa, Derby ovviamente, forse non immaginando mai l'importanza che quel nome avrebbe assunto nel tempo e nel mondo e ben oltre il recinto delle corse. Oggi tutto ciò che è competizione di altissimo livello, sfida assoluta diventa un Derby. Del resto, a ben pensarci, Lord Derby era in fondo quello che ci metteva il pallone come all’oratorio, nel senso che i terreni su cui fu tracciato il percorso della corsa che sarebbe diventata un mito erano di sua proprietà, ad ovest di Londra nel Surrey. Bunbury fu risarcito dalla sorte perché passò alla storia del Turf come proprietario del vincitore della prima edizione nel 1780, Diomed, ricordato con una prova proprio nel meeting del Blue Ribbon. Lord Derby invece ebbe la gioia di far sua la prima edizione delle Oaks, sempre invenzione dello stesso gruppo di amici, ma un anno prima e richiamante, nel nome, un gruppo di querce che si trovavano lungo il percorso della corsa che, di fatto, era il derby delle femmine. Vinse con Bridget.
Dobbiamo attendere ancora quasi trenta anni perché il Turf possa compiere un ulteriore passo in avanti in tema di nuova frontiera della selezione. Nel 1809 , questa volta a Newmarket, si disputa la prima edizione delle 2000 Ghinee sul miglio , ovviamente per soli tre anni. Vince Wizard che appartiene a Mr Wilson. Lord Bunbury le farà sue nel 1813, un anno prima che il ciclo fosse compiuto con la disputa della prima edizione delle Mille Ghinee, per sole femmine, sempre a Newmarket e sempre sul miglio. Doppietta per Mr Wilson che vinse con Charlotte. Anche lui è dunque nella Storia del Turf. Si completava così un lungo percorso abbozzato fin dai primi anni del 600 grazie alla passione di Re Giacomo primo. Due secoli per disegnare la mappa della selezione. Ovviamente non limitata soltanto alle corse per i tre anni ma integrata, man mano, da un insieme di prove che coprivano tutte le attitudini e tutte le età.
Un'impostazione di programma che ha fatto scuola e che nel tempo è stato adottato, con poche modifiche ed integrazioni, in tutto il mondo e assolutamente in Europa. Siamo tutti tributari della passione, della competenza, della organizzazione del Turf Inglese. In Italia, esattamente con un secolo di ritardo, anche noi abbiamo creato il nostro Derby. Vinse Andreina di proprietà di Thomas Rook ma, secondo Gabriele D’Annunzio, invece appartenente a Re Umberto. Cosi scrisse, ventenne, senza peli sulla lingua, sulle pagine del giornale che lo aveva inviato ad assistere e resocontare alla prima edizione a Capannelle nel 1884. Anche il Turf Italiano arrivò a concludere il suo percorso perché nel 1910 a San Siro si disputò la prima edizione delle Oaks che fu vinta da Wistaria del signor Pasquale Perfetti.
Ora eccoci a noi, dopo lunga introduzione. Proprio così. Nel 1907, alle Capannelle, il solito secolo di ritardo sulla madre patria inglese, ecco la prima edizione delle nostre Ghinee, le Mille e le 2000 per le quali noi tuttavia preferimmo cambiare nome. Le 2000 Ghinee furono intitolate Parioli, tributo all’ippodromo, allora perfettamente in attività, che contendeva alle Capannelle la leadership cittadina e che, come indica il nome, si trovava proprio sotto la collina dei Parioli, nella zona per capirci bene dove oggi sorge il Villaggio Olimpico. Le nostre 1000 Ghinee ebbero nome Regina Elena, consorte di Vittorio Emanuele terzo e dunque regina d’Italia in quegli anni. Ovviamente la distanza delle due prove era ed è ancora quella del miglio. Quasi 120 anni di Storia, un rito, una tradizione, una festa che si rinnoverà anche in questo 2025, la domenica 27 aprile. Il Derby, le Oaks, una volta anche il St Leger e chiaramente Elena e Parioli costituiscono la Storia del nostro galoppo. Rappresentano la tradizione e nello stesso tempo il fine alto della nostra Cultura perché in queste corse, le Classiche per definizione, si celebra la selezione italiana dei tre anni. Lo scopo e la ragione per cui esiste il Turf in Italia e nel mondo : selezionare e migliorare costantemente la propria produzione. Con il retropensiero, talvolta messo in atto, di poterci misurare con il frutto della nostra selezione opposta a quella degli altri paesi europei. Spettacolo certamente ma anche espressione di una Cultura della quale dobbiamo essere fieri e i cui connotati più alti dobbiamo sempre difendere. Lo esigono i tanti campioni che rendono aureo l’albo d’oro delle due corse.
Sovente , poiché fino agli anni 80 si disputavano a due settimane di distanza , poteva succedere che la femmina vincitrice dell’Elena riuscisse nella impresa di trionfare anche nel Parioli. Il Senatore, Federico Tesio ovviamente, chiedeva spesso il doppio ingaggio alle sue femmine migliori per avere il conforto massimo in termine di selezione prima di avviarle alla carriera di Madri. E’ significativo che a vincere entrambe le prime due edizione delle nostre Ghinee siano stati due alfieri del Conte Felice Scheibler, nome di scuderia Sir Rholand. Scheibler è stato il primo grande rivale di Tesio che aveva dichiarato i colori alla fine dello 800. Fino alla fine degli anni 10 del 900, il Conte contese al Senatore lo scettro di leader assoluto. Poi dal 20 tornò in Africa a curare i suoi interessi minerari e non fece più ritorno. I suoi primi di vincitori furono Madrèe nell’Elena e Gostaco nel Parioli. Il nome del Mago di Dormello appare per la prima volta nel 1911 nel Parioli con Guido Reni e nel 1908 nell’Elena con Veronesa. La lettura degli albi d’oro è quasi una pagina riassuntiva della storia del nostro turf. Tra i proprietari , oltre a Tesio e Scheibler, ecco la Razza di Besnate, Giuseppe de Montel il sommo, i fratelli Crespi con la loro Razza del Soldo, Riccardo Gualino geniale in tutte le sue attività, la Mantova indimenticabile, la Rozzano, la Ticino di casa Verga, la razza di Vulci di casa Guglielmi, il Marchese Talon , famiglia in attività ippica già alla metà dell’800. E ancora la Razza Oldaniga, la Razza Padana, l’onorevole Fiammingo, Radice Fossati, Albertoni, la Miani, La Novella, la Metauro, la Vedano, la Cieffedi di Carlo D’Alessio, la Elvi, la Spineta, la Gabriella, Antonio Balzarini, la Rencati , la Laghi, la Nuova Sbarra, la Zaro, la Colle Papa, gli Archi Romani, la Incolinx, Mario Lanfranchi, la Effevi, la Eleonora, l’Abete Blu, la Dixie, la Siba, la White Star, la Rima, La Nordovest, la Blueberry, la Golden Horse, la Terminillo, Giannotii, l’Olmo, casa Vittadini, i Dioscuri, la Sagam…. Non sono nomi, cui aggiungere tutti gli ospiti stranieri vincitori, sono la Storia e la Cultura del nostro galoppo, sono le nostre radici anche recenti, sono la linfa intellettuale cui sempre dobbiamo ispirarci. Cosi come quando ci imbattiamo nei nomi dei maschi e delle femmine che hanno scritto la storia delle due corse…. Nearco su tutti e già basterebbe il suo nome per chiudere ogni discorso. Invece eccone anche altri che sono la cartina di tornasole del nostro turf. Per esempio tra le femmine capaci di vincere il Parioli quelli di Delleana, la madre di Donatello, di Nogara cui si deve Nearco, Jacopa del Sellaio che vinse anche il Derby come Archidamia, poi Bernina , Astolfina, Saccaroa, un doppio sfiorato da Tadolina mentre altre grandi femmine sono state Tokamura, Dossa Dossi, Angela Rucellai, Rossellina sorella di Ribot, Dolina, Ninabella e Alibella, La Zanzara, Miss Secreto, Atoll, Aranvanna e non solo ovviamente. E i maschi? Certo non solo Nearco, ecco allora Worthadd, Al Rep, Golden Titus, Ramonti, Senlis, Le Vie dei Colori, Pelder, tutti capaci di dire di se stessi e del nostro Turf anche all’estero. Prima ancora ecco Misil, Sikeston, Fatusael, Ovac, Mansfeld, anche loro degnissimi nei confronti all’estero. Come Ciacolesso e Bauto e il gigantesco Botticelli, oppure Macherio e Niccolò dell’Arca, fino al fantastico Crapom che trionfò a Parigi nell’Arc de Triomphe.
Rappresentano il fuoco sempre vivo della passione, della intelligenza, della cultura del nostro Turf. Un immenso patrimonio che abbiamo il dovere di preservare ed onorare cercando di fare anche di meglio. Lo esige la Storia del nostro Turf. Le grandi giornate in cui si celebra la selezione sono il nostro fiore all’occhiello, sono momento di partecipazione festosa, sono gioia per ogni appassionato. Sarà cosi anche domenica 27 aprile quando alle Capannelle andranno in scena le edizioni 2025 del Parioli e del Regina Elena. Ancora una volta il cuore di ogni appassionato batterà ansiosamente come sempre quando si apriranno le gabbie di partenza . Una sensazione unica che soltanto una eccezionale corsa di cavalli sa regalare. Non solo Parioli ed Elena nel pomeriggio romano, in agenda anche il Signorino, la listed sui 1800 che prepara gli anziani in vista del Presidente della Repubblica, poi due handicap principali di tradizione come il Jebel Ali e l’UPG insieme a due condizionate di spessore, una per i purosangue Arabi e l’altra dedicata all’indimenticabile Carlo Ferrari, Re Carlo meravigliosa , fantastica cravache che ha entusiasmato più di una generazione di appassionati. Che la Festa abbia inizio….