KLEDI TARASCIO: I FANTINI DANZANO CON I CAVALLI

Continua il nostro viaggio alla scoperta dei dodici ragazzi che hanno conseguito l'esame a San Rossore per diventare allievi fantini. Oggi conosciamo la storia di Kledi Salvatore Tarascio, 22 anni siciliano di Floridia, amante dei cavalli da sempre, a detta dei compagni il più loquace.
Kledi, sei sempre stato uno sportivo?
Fino a diciotto anni ho fatto danza: hip hop, danza contemporanea, ginnastica artistica. Ho vinto due volte i campionati regionali.
Danza? In effetti porti il nome di un ballerino.
Sì, quando mamma prima di partorire, in sala d'attesa guardava il programma “Amici” si è ispirata al ballerino albanese protagonista di quel talent show.
E i cavalli come sono entrati nella tua vita?
Durante la pandemia, le sale da ballo erano chiuse e mi sono fatto accompagnare dai miei genitori ad un maneggio. L'ho frequentato per due anni dove mi sono cimentato nel salto ad ostacoli.
E i purosangue quando sono apparsi?
Ho sempre considerato la figura del fantino come quella di un artista; personaggio molto interessante e da approfondire. Così ho conosciuto un fantino, Giuseppe Cannarella, che mi ha fatto andare all'Ippodromo Mediterraneo di Siracusa per approcciarmi al mestiere dell'artiere e montare a cavallo.
Chi ti ha detto del corso organizzato dall'Alfea?
Sempre Giuseppe Cannarella, un professionista che stimo molto. Il corso iniziava ad agosto ma io sono arrivato a Pisa da Endo Botti e Cristiana a marzo. Volevo fare un'ulteriore esperienza in una scuderia e loro mi hanno accolto con grande piacere.
Non ti manca casa?
I miei genitori li sento quasi tutti i giorni. Ho un carattere freddo e stare fuori casa non mi pesa.
Un fantino che stimi?
Giuseppe Cannarella. Mi ha insegnato tanto. È forte tecnicamente. Ci mette cuore e passione nel suo lavoro.
Ti è piaciuto il corso?
L'ho trovato molto interessante. Seicento ore intense che mi sono servite tanto per entrare più a fondo nel mondo dei cavalli. Ho trovato docenti preparati e mi sono trovato bene con i compagni.
Quale è il momento della corsa che ti emoziona di più?
Imboccare l'ultima curva, affrontare la retta d'arrivo e provare a vincere.
Stai continuando a fare lo stage da Endo Botti, come ti trovi in quell'ambiente?
Mi sono trovato subito bene. Mi hanno dato la possibilità di crescere molto anche a livello tecnico. Niente è lasciato al caso, lavorano con professionalità. Ho lavorato già con qualche cavallo in erba e i fantini che collaborano in scuderia mi hanno sempre dato buoni consigli. Su tutti Sandro Gessa, che mi ha dato delle dritte che mi serviranno quando diventerò un vero fantino e mi corregge quando ce n'è bisogno.
Ce l'hai un cavallo del cuore?
Si chiama Axcelerator, un cavallo che ho preparato io e ha vinto il Gran premio Mazzarella al Mediterraneo, montato da Giuseppe Cannarella.
Come vedi l'ippica italiana?
Sono nuovo dell'ambiente. Mi hanno detto che non è un bel periodo, ma io sono un ottimista per natura e penso che ci rialzeremo presto.
Quali sono le tue ambizioni?
Sono molto ambizioso e spero di diventare un ottimo fantino per ripagare il lavoro e i sacrifici che sto facendo e dare delle belle soddisfazioni alla mia famiglia che ha sempre assecondato le mie tante passioni.
Eri emozionato il giorno dell'esame pratico?
Sinceramente eravamo tutti tranquilli e sereni, perché avevamo superato l'esame teorico. Ho provato tanta emozione quando ho indossato per la prima volta la giubba. Tutti gli addetti ai lavori, i commissari compresi, si sono mostrati disponibili e gentili, in primis Emiliano Piccioni, Direttore dell'Ippodromo di San Rossore.
Adesso aspetto il 17 aprile, il giorno del debutto, che vivrò insieme ai miei genitori che mi raggiungeranno per l'occasione in Toscana.
Se dovessi vincere a chi dedicheresti la vittoria?
A mio fratello che non c'è più.