LAGHAT, UN CAVALLO SPECIALE.

16/03/2025

Si sono concluse le riprese nel mese di ottobre 2024 e adesso il film è in fase di post-produzione. Ora si lavora sugli effetti speciali digitali per riprodurre gli occhi particolari di Laghat, un cavallo realmente esistito diventato quasi cieco a causa di una micosi agli occhi. Un cavallo dal destino eccezionale che grazie alla passione e all'amore di un allenatore e di alcuni fantini, è sfuggito ad un destino già segnato. La post-produzione ha per obiettivo di restituire tutte le sonorità legate alle corse al galoppo, dall’uscita dalle gabbie ai suoni degli zoccoli che impattano sul terreno, all’entusiasmo del pubblico in tribuna.  Anche per far entrare lo spettatore nell'atmosfera di un vera corsa. E' la prima volta che in Italia si gira un film sul mondo del galoppo, uno sport dai valori nobili. Questo primato è una delle originalità di Laghat. Il genere è molto popolare in altri paesi come gli Stati Uniti. Basta ricordare classici come Seabiscuit o Secretariat (Un anno da ricordare).

Chi parla è Michael Zampino, regista italo-francese e co-sceneggiatore del film Laghat, insieme a Heidrun Schleef, ispirandosi al libro scritto dal giornalista ippico Enrico Querci.


A che punto è il film, e quando è prevista l' uscita?
Stiamo lavorando agli effetti speciali digitali, in particolare quel colore blu acciaio degli occhi di Laghat. Volevamo rimanere fedeli alla storia vera del purosangue ora in pensione in una scuderia di San Rossore. L’obiettivo è poter fare uscire il film entro fine 2025.


La storia di Laghat è stata fonte di ispirazione?
Abbiamo preso come spunto la storia di un cavallo che, malgrado l’handicap, ha vinto 26 corse in carriera. Tuttavia ci siamo focalizzati sul rapporto tra il purosangue e un giovane fantino, Andrea. 

 

Non avete utilizzato il vero Laghat, giusto?
Con la supervisione di Jacqueline Freda, la horse master, abbiamo utilizzato tanti “Laghat”, cavalli con lo stesso manto scuro e morfologia. Era necessario per poter girare le diverse inquadrature di una scena, cioè ripetere l’azione da varie angolazioni. Un esercizio tecnico che un solo cavallo non avrebbe potuto reggere fisicamente.


Ci vuole raccontare a grandi linee la storia?
E' la storia di un ragazzo che riesce, attraverso il rapporto con un purosangue speciale, a diventare più maturo e a tirare fuori un talento che aveva soffocato a causa di infelici dinamiche familiari. L' esperienza con Laghat sarà un alternarsi di emozioni: trionfi, sconfitte, tradimenti, momenti di dubbi. La loro coppia è la dimostrazione che non si vince mai da soli. Abbiamo sempre bisogno della fiducia dell’altro. Anche quando sembra impossibile comunicare. Abbiamo girato molte scene all'Ippodromo di San Rossore e poi all' Ippodromo di Capannelle con la preziosa consulenza di Jacqueline Freda, una grande professionista, ex fantina di successo. Lei si è messa a disposizione per gestire e tranquillizzare i cavalli, che hanno una tolleranza limitata, e fare da coach ad Andrea, il protagonista della storia, interpretato da Lorenzo Guidi visto nella serie “Braccialetti Rossi”. Un ragazzo veramente talentuoso che si è messo totalmente in gioco per diventare credibile come fantino.

Lorenzo Guidi, 22 anni, aveva montato a cavallo solo per diletto. Aveva avuto a che fare con i cavalli solo grazie alla fidanzata, Martina Cretaro, amazzone che fa salto ad ostacoli a livello professionale. Ma non era andato oltre a fare il groom.

Lorenzo, per fare il fantino, a chi ti sei ispirato?

Ho avuto l'aiuto di tanti professionisti, come Dario Vargiu, Dario Di Tocco, Fabio Branca, i top jockey italiani, che si sono messi completamente a disposizione. A partire da come mi dovevo vestire e muovere. Sono stati semplicemente fantastici. Pensa, al Premio Pisa dello scorso anno, nonostante la tensione, mi hanno accolto nello spogliatoio dimostrandomi subito simpatia. Mi sono sentito uno di loro.

Mi hanno detto che sei entrato nel ruolo talmente velocemente che ti hanno consigliato di darti seriamente all'ippica. Ci stai pensando?

In effetti mi sono sorpreso anche io. Ho intrapreso questo percorso di formazione step by step, progressivamente, grazie a Jaqueline, a tal punto che ho imparato a sgabbiare e a correre al galoppo alla massima velocità in soli 3 mesi. Solo in poche scene è stato utilizzato uno stunt. Grazie a lei e a Giovanni Trovato che sono potuto entrare nella parte completamente. Posso dirti che ho messo tanto impegno per entrare in empatia con i cavalli. Non ti nascondo che potrebbe essere un'idea correre in gentlemen.

Oltre a questo amore che è esploso per questo sport, ci sarà stata una nota dolente?

L'unica cosa è che sono dovuto dimagrire quasi 10 chili. Io ne pesavo 61 e sono sceso a 52 per montare. Adesso ho capito i sacrifici che devono fare i fantini per rientrare nei parametri.

E dal punto di vista emotivo che cosa ti ha lasciato questa storia?

Tanta emozione e sentimento di solidarietà. La voglia di Andrea di cercare se stesso, in un ambiente difficile, dove vibrazioni, emotività, sensibilità sono intrinseche in una umanità celata dalla paura. Una riflessione mi è venuta quando ero sopra il cavallo. Innanzitutto mi è venuto spontaneo liberare la mente, e poi ho pensato che bisogna lasciarsi andare a ciò che risuona in noi e far scorrere in maniera delicata, senza giocare di forza, ogni timore per trovare la propria strada

E il vero Laghat lo hai incontrato?

Si, da Federico De Paola, il suo proprietario, e quando l'ho visto ho avuto una sensazione strana. Mi sembrava di averlo già conosciuto. E' stata un'interazione naturale e familiare incredibile. Posso confermare che Laghat è veramente un essere speciale, perché ci ha insegnato e insegna ancora quanto può diventare “normale” essere diversi.

 

 

 

Foto dell'autore del libro Laghat, il cavallo “normalmente” diverso di Enrico Querci.

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