ALESSANDRO BORGHESE: LA MIA VITA? FAMIGLIA, CUCINA E CAVALLI

"Amo il bello sotto ogni forma. Il cibo come la musica ha un potere evocativo e può riguardare ogni fascia di età. Nei miei ristoranti ricerco e propongo il lusso della semplicità".
Queste sono alcune espressioni che caratterizzano la personalità forte e volitiva di Alessandro Borghese, chef molto popolare e apprezzato, soprattutto dal pubblico femminile per fascino e simpatia.
Alessandro, che intendi per il lusso della semplicità?
E' il mio modo di vivere, la mia filosofia di vita. Lo stile dei miei ristoranti. Il lusso accessibile a tutti. Cucina raffinata, atmosfera di cose ricercate ma proposte grazie a un servizio giovane, snello, divertente e comunicativo. Tutto accompagnato da musica dal vivo, una delle mie più grandi passioni.
Il tuo lavoro sarà molto impegnativo, hai spazio per coltivare le passioni?
Ho la passione per il bello. L'arte, le belle macchine, soprattutto quelle d'epoca, gli orologi, il mondo del digitale, la musica, sono un fan di rock, blues e anche di musica classica e perché no, i cavalli.
Ma la cucina quanto appartiene al tuo lato partenopeo?
Direi per la gran parte. Quando ero adolescente mi incantavo a guardare mio padre che cucinava la domenica mattina per tutta la famiglia, una tradizione che il popolo napoletano ha intrinseco nel proprio dna. La famiglia è l'elemento cardine perché la tavola è un rito che dà gioia, è il senso della convivialità, è festa. Questo è un rituale che sto trasmettendo anche alle mie figlie, perché alla base c'è una tradizione e dove c'è tradizione c'è storia.
Che caratteristiche deve avere un cuoco?
Un generoso, dotato di tenacia fuori dal comune e con grande spirito votato al sacrificio.
La cucina italiana come è rappresentata nel mondo?
Sono appena rientrato da New York. E' impressionante quanti ristoranti italiani ci siano. Ce la invidia tutto il mondo. Noi siamo poeti, naviganti e cuochi.
Il format televisivo che ti ha reso ancora più popolare “4 Ristoranti”, lo hai ideato tu?
No, è un format inglese, ma che nei paesi anglosassoni non ha avuto molto successo. La mia presenza sarà il vero valore aggiunto? Sì, dai.
E sghignazza.
Ma chi li cerca i ristoranti?
Sono loro che si propongono. Ho una fila di richieste che potrei registrare le puntate per trent’anni di fila.
Ci hai detto che hai la passione per i cavalli. Com'è nata?
Grazie a mia moglie, ex amazzone, faceva i concorsi ippici, il cross country ed è stata lei a trasferirla alle mie due figlie. Abbiamo aperto una scuderia nei pressi di Vermezzo, la GBK, da Gianluca Lupinetti, che è stato un ottimo cavaliere. Acquistiamo cavalli da corsa e salto ad ostacoli in Olanda e Arabia Saudita per poi rivenderli. Organizziamo stage per chi vuole darsi all'equitazione. Ma le mie due bimbe hanno i loro cavalli personali: Lady Killer, Dreamer e Halloween, e poi tanti altri. Mia figlia più grande, Arizona, ha vinto recentemente il Concorso Sociale di Milano, e la piccola, Alexandra, sta già facendo i piccoli ostacoli. Se li accudiscono e vivono in simbiosi con loro. Lo chiamano il cane grande.
Quindi la tua passione è venuta di riflesso?
Sì. Vado a vedere le gare ma sono sempre molto in ansia. Sto perennemente con il cuore in gola quando vedo la più grande in sella a queste creature giganti.
C’è un aneddoto che riguarda i cavalli?
Una volta mia figlia è caduta. Ed è caduto anche il cavallo. Io che ero sugli spalti preso dallo spavento mi scaravento giù dalle tribune. In definitiva. Arizona non s'è fatta nulla, il cavallo neppure, io invece mi sono rotto il crociato. Comunque sono contento che amino così tanto questo mondo, è educativo ed è sempre meglio che vederle girovagare in un centro commerciale.
Ma i ristoratori che vediamo sfidarsi in tv sono così spietati tra di loro?
A telecamere spente ancora di più. Meglio i cavalli, teneri e buoni, tra di loro e con l'uomo.