LE STORIE QUELLE BELLE: CARLO BOTTONI, UN ATTENDISTA DI SUCCESSO

Si sente già aria di Derby di Trotto, previsto il 13 ottobre, e abbiamo pensato di contattare Carlo Bottoni, il primo catch driver della storia dell'Ippica Italiana che lo vinse nel 1994 con Re dei Jet, proprietà All. Toniatti e allenatore Jerry Riordan. Quest'anno ricorrono 30 anni da quel successo ottenuto a Tor di Valle. Ma come sempre vogliamo riavvolgere il nastro e parlare con colui che ha partecipato a 16 Derby, vincendone 1, 2 secondi posti, 3 terzi posti e tanti piazzamenti. Un'autorità del settore. Una carriera lunga 20 anni, vissuti intensamente, da catch driver e 3200 successi.
Sign Bottoni, buongiorno.
Mi dia del tu per favore.
Carlo, come e quando è iniziata la tua storia nel mondo dei cavalli?
Dopo aver fatto il corso allievi ho iniziato a guidare i cavalli di mio padre," l'Ammiraglio" Ugo, vincitore di oltre 11 frustini d'oro. Amico di Giulio Andreotti che andava spesso a trovarlo in scuderia. Fu proprio il Senatore a dargli quel nome perché si appostava sulla collina adiacente a Villa Glori, sulla Flaminia, per monitorare dall'alto i cavalli degli altri allenatori. Mi ha insegnato che bisogna "ascoltare le mani", sviluppare la sensibilità per capire e comandare il cavallo dall'imboccatura e sentire il freno. In pochi secondi devi capire al volo le sue intenzioni. I cavalli a suo tempo erano meno gestibili e più "rozzi" perché la genealogia era inferiore a quella di adesso. Adesso possono correre senza ferri perché i cavalli sono stati maggiormente selezionati e quindi più malleabili e qualitativi.
Dall'ammiraglio, suo padre, siamo passati al "sorcio", così ti chiamavano i tuoi tifosi. Non ti dava fastidio?
A me piaceva perché il topo mangia il formaggio e non si fa mai prendere. A Mario D'Errico, uno dei miei allenatori, non piaceva quel nomignolo quando sentiva l'incitamento dei miei sostenitori dalle tribune. Ecco, io in corsa, mi piaceva correre nascosto e presentarmi al momento giusto per infilare l'avversario.
In che senso?
La mia tattica, ed è sempre stata così, era l'attesa per poi presentarmi come un "cecchino" e prendere la mira a pochi metri dal palo. Nel 91, per esempio, nel Gran Premio Allevatori, mi presentai in corsa con un cavallo di Moggi, Offen Lb e con quella modalità ho battuto un driver che stimavo tanto, rivali in pista e tifo, lui stava per la Roma, Marcello Mazzarini in sulky a Oscariuve Luis che preferiva correre da protagonista. Ma il "sorcio" in quel caso fu particolarmente abile. Vinsi di mezza testa.
Era scaramantico?
Di indole non proprio, ma mio padre mi diceva di non rilasciare le interviste prima di una corsa ma sempre dopo perché portava male. Per un pò di tempo mi condizionò e per qualche anno lo feci.
Si può avere amici nell'Ippica?
Ho ancora nel cuore l'amicizia con Roberto Andreghetti. Il catch driver per eccellenza. Ci stimavamo moltissimo. Lui mi diceva sempre che ero il suo maestro, il suo idolo e questa cosa mi inorgogliva. Quando lui veniva a Roma lo ospitavo nella mia scuderia e mi capitò di andare a Ravenna con Atolllo, tra l'altro vinsi una gara per i 5 anni in Romagna, e Roberto mi accolse con grande affetto.
Fare il tuo mestiere ti dava la possibilità di coltivare delle passioni?
Come no. Io amavo la Lazio ed il ciclismo. La squadra biancoceleste mi era entrata nel cuore quando l'allenatore Tommaso Maestrelli veniva a trovare l'Ammiraglio insieme ai suoi gemelli a Villa Glori, perché lui amava le corse e a forza di parlare di calcio mi è entrata nel sangue questa squadra anche a me. Sotto la giubba portavo le maglie dei calciatori ed i calzini in pendant. Correndo la domenica non potevo andare a tifarla ma la seguivo attentamente a distanza. Anche il ciclismo mi piaceva molto. A Follonica ho corso contro Moser, io in sediolo ad Atollo e lui ovviamente in bicicletta. Vinse lui per uno zoccolo.
Ma un catch driver può avere un cavallo del cuore?
Il catch driver è difficile che possa affezionarsi ad un cavallo perché lo può guidare una sola volta, ma in effetti due ci sono. Omsk che ha vinto quasi tutte le classiche dei 4 anni e Sec Mo che ha vinto un Derby con Glauco Cicognani e l'anno dopo vinsi io il Continentale a Bologna.
Chi ti piace dei tempi recenti?
Mi piace Antonio Simioli, Giampaolo Minnucci che può essere imprevedibile. Anche Roberto Vecchione lo apprezzo, è un vero fenomeno, e non mi dispiace Andrea Farolfi.
Che cosa vuol dire vincere un Derby di Trotto?
E' la corsa faro della tua vita. E' il prestigio fatta competizione come l'Hambletonian in America. Jerry Riordan insieme a Roberto Toniatti mi affidarono Re dei Jet, mentre Regent Lb lo scelse Pietro Gubellini. Ebbi la possibilità di guidarlo 2 volte prima del grande giorno e mai avrei pensato di vincere la corsa delle corse. Ma l'ippica è questa, passione, fortuna, e testa. Nel libro " C'era una volta il driver" scritto da mia figlia Flaminia, che è la mia memoria storica, racconto tutto il sudore versato, le palpitazioni al cuore, e i sacrifici ottenuti per una vittoria costruita nella tua testa...appunto!