EVITA SMORGON: “IO” CORRO PER RENDERE ORGOGLIOSO MIO PADRE

31/03/2025

E' una ragazza con una spiccata personalità, molto attenta a non commettere errori, il cognome che porta è uno stimolo per fare sempre meglio e un peso se le cose non vanno come devono andare. Questo in sintesi l'Evita Smorgon pensiero, 23 anni, figlia di Marco, un allevatore ippico, allenatore e guidatore che non ha bisogno di presentazioni, diventata amazzone di un certo livello.

Evita come Evita Peron?
Mamma mi ha sempre detto che potevo fare la politica o la sindacalista come donna Peron.

Ma è il ballo che più ti ha rappresenta. Giusto?
In effetti sì. Da piccola ho fatto danza classica, piaceva alla mamma. Il ballo è sempre stato il mio punto fermo, e poi sono diventata ballerina di danze caraibiche a livello internazionale. Ho vinto i campionati mondiali ed ho concluso la carriera vincendo il campionato italiano.

E l'amore per i cavalli quando è sbocciato?
Sono sempre stata vicina idealmente ai cavalli, perché grazie a papà abbiamo sempre respirato e parlato del suo lavoro in famiglia, ma non mi sono mai avvicinata materialmente a loro.

E poi?
E poi è stato inevitabile andare in scuderia e montare qualche volta a sella. Mio padre è sempre stato contrario che frequentassi il mondo delle corse, ma ha dovuto arrendersi. Non solo sono salita in sulky, ma mi sono trovata anche il fidanzato, un altro figlio d'arte: Simone Mollo.

Quando hai preso la patente da gentlemen?
Era gennaio 2024. Ho disputato 52 corse, 38 a premio (piazzamenti) e 13 vittorie.

Come sei precisa. Sei una perfezionista?
Meglio essere precisi, perché se mi sbaglio mi sbranano.

L'ippica è un mondo di criticoni?
Se non fai bene ti criticano perché dicono che con un padre così non hai imparato nulla, e se cominci a vincere ti criticano lo stesso. Ma io vado avanti per la mia strada. Dico soltanto che sono onorata di correre per i colori di mio papà che stimo tantissimo. Un uomo che ha sempre seguito le regole e una persona perbene.

Com'è il tuo stile di guida?
Sono molto composta in sulky, forse per i tanti anni passati nel ballo, non sono capace di comandare i cavalli, ma vedo che vanno bene lo stesso. La frusta potrei usarla solo per dare una direzione, se un cavallo di 600 kg ti prende l'uscita dalla pista devi cercare di fargliela vedere per dargli un segnale, altrimenti è un problema grosso. Alle prime corse ero un po' spaesata, ma adesso non mi faccio più prendere dal panico. Per fortuna che ho Simone e papà che mi seguono e mi danno sempre validi consigli e non si risparmiano quando faccio degli errori madornali. E' successo alle prime uscite in corsa. Con loro mi sento protetta, questa è la cosa che più mi interessa.

Ma non ti fermerai solo al trotto classico. Vero?
Prima di tutto avrei voluto correre al montato. Infatti, sono stata in Francia da Grobois per tre settimane per imparare e prima o poi vorrei cimentarmi nelle corse in Italia. Mi intriga quella specialità, ma voglio prepararmi bene, non amo improvvisare. Mi sono fermata perché una volta sono caduta e mi sono rotta una gamba. Ci riproverò, ma non c'è molta programmazione su questo tipo di corse nel nostro paese, peccato.

Che cosa rispondi a coloro che dicono che vinci perché ti alleni sempre?
Correre in gentleman per me è un hobby. Avendo studiato ragioneria seguo l'amministrazione dell'azienda di papà, mi occupo di tutto il team, abbiamo cinquanta cavalli e nei momenti in cui non lavoro ai numeri e alla programmazione della scuderia, salgo qualche volta in sediolo per guidare i nostri cavalli, rispettando le regole. Non rubo nulla a nessuno. Questo ci tengo a sottolinearlo.

Lo confermo. Evita “Peron” Smorgon doveva fare politica, come la grande donna argentina. Ma continuiamo a conoscere questa giovane ragazza.

Come ti consideri?
Sono molto autocritica, quando faccio una cosa la faccio al 110%, altrimenti non mi ci butto. Siccome ci tengo molto al giudizio di papà gli chiedo sempre - se non sono capace a guidare me lo deve dire - perché non voglio rovinare il suo cognome e non è obbligatorio che scenda in pista. Ma, una volta tagliato il traguardo per prima come a Bologna, vedere lui che aveva le lacrime agli occhi per l'emozione è stato il mio più grande successo: conquistare la sua fiducia.

Qual è la tua più grande ambizione?
Papà mi dice sempre: Non sai mai abbastanza sui cavalli. Quando pensi di sapere, non hai capito niente. ”Io” ho deciso, è l'ippica il mio mondo. Il mio obiettivo è portare avanti l'attività e i sacrifici di trent'anni di lavoro di mio padre, insieme al mio compagno Simone, nonostante l'ippica non sia più quella degli antichi splendori, ma voglio provarci: il mio cognome me lo impone.

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