BEZZERA (ANAC): "NON OCCORRE DIMINUIRE, MA OTTIMIZZARE"

Continua il nostro dibattito sulla situazione del galoppo italiano. Oggi è la volta di Isabella Asti Bezzera, da anni sulla breccia con la scuderia Blueberry e con l’allevamento condotto assieme al fido consorte Guido. Ha ricoperto spesso ruoli importanti nell’ambito della rappresentanza delle categorie; attualmente è al timone dell’Anac, l’associazione che riunisce gli allevatori del cavallo purosangue, costola importante dell’Ang (Associazione Nazionale Galoppo). Abbiamo chiesto anche a lei di intervenire nell’ambito della discussione che si è aperta dopo l’intervista a Franco Castelfranchi pubblicata alcuni giorni addietro.
Signora Bezzera, cosa ne pensa delle tesi esposte da Franco Castelfranchi sulle nostre pagine?
“La"lectio magistralis "del Dottor Castelfranchi, con il suo intento provocatorio, ha sicuramente avuto il pregio di aprire ad un dibattito che sicuramente giova al settore. Alcuni concetti possono essere condivisibili, su altri, invece mi permetto di non essere d’accordo.”
Ad esempio?
“Iniziando dall’ipotesi di assoluta necessità di una cospicua diminuzione del numero delle corse. Penso che nella situazione attuale un’iniziativa del genere porterebbe ad un ancora più evidente e pronunciata disaffezione dei giocatori appassionati di cavalli che per mancanza di offerta si rivolgerebbero ad altri tipi di scommesse; si avrebbe anche una perdita di proprietari con conseguente ulteriore diminuzione di numero di cavalli allevati ed acquistati, insomma si innescherebbe una spirale perversa. E’ vero che i buoni cavalli nascono soprattutto dalla qualità ma anche dal numero dei soggetti in attività. Il numero delle corse non va quindi diminuito, ma ottimizzato: occorre evitare ad esempio concomitanze in ippodromi principali quando in uno di questi si svolgono corse di gruppo. Facciamo un esempio: il 27/4 A Roma ci sarà una super giornata con Parioli ed Elena nell'attesa data si correrà anche a Milano con il risultato di avere una giornata di scarso appeal, con ovvia difficoltà nel reperire fantini di primissimo livello e buoni cavalli, che quindi attirerà poco pubblico e gioco.”
Qual è invece la sua idea sugli ippodromi. Anche qui c’è chi auspica una certa riduzione...
“Io credo che gli ippodromi non vadano chiusi, ma meglio gestiti, magari sotto il controllo del Masaf. Va monitorato l'uso dei contributi delle convenzioni, procedura che peraltro, mi sembra, il Ministero abbia già avviato. Una volta stabiliti i parametri di qualità richiesti per ogni tipologia di ippodromo, chi non sarà in grado di raggiungerli e mantenerli sarà costretto ad investire per migliorare o a chiudere. Il numero delle giornate assegnate a ciascuna società dovrà tener conto principalmente alla capacità di tenuta delle piste cercando di limitare nel periodo invernale le giornate agli ippodromi con piste unicamente in erba. Anche gli impianti minori hanno un compito da assolvere: non si devono chiudere ma devono essere resi efficienti per una certa categoria di cavalli che non può essere dimenticata. Si devono tagliare solo i "rami secchi", ovvero quegli ippodromi le cui società di gestione non intendono investire ma vivere unicamente di sovvenzioni.”
E sugli altri temi?
“Mi sembra molto riduttivo liquidare il grande successo del Ministero nell'aver ottenuto l'abbassamento dell'aliquota IVA al 5% sui puledri con un semplice "BENE MA...." senza considerare la svolta epocale di avere finalmente identificato e sancito: l’allevamento dei cavalli come ATTIVITA’ AGRICOLA, manovra che tutta Europa ci invidia.”
Qual è, secondo Lei, la ricetta da inseguire per risalire la china?
“Per un rilancio del settore è indispensabile iniziare dal potenziamento dell'allevamento. Non a caso quando gli allevatori potevano usufruire delle Provvidenze, l'ippica italiana con i propri prodotti si imponeva nel mondo, con una qualità che attirava alle nostre aste innumerevoli importanti operatori esteri. A quei tempi le cavalle buone si compravano non si vendevano. Per una ripresa è indispensabile la qualità delle fattrici. Mi sembra che il concetto sia stato recepito: già il Ministero ha iniziato a premiare con 80% di premio aggiunto le buone cavalle, ma bisogna trovare ulteriori incentivi per trattenere le cavalle vincitrici di gruppo e di listed, una via da perseguire potrebbe essere quella di legare i risultati in queste corse ad importanti incentivi da usare unicamente per l'acquisto di monte di pregio.
In sintesi per il rilancio del settore ritengo ci siano alcuni punti indispensabili:
1) POTENZIAMENTO DELL'ALLEVAMENTO
2) CREAZIONE AGENZIA PER L'IPPICA
3) PAGAMENTI COSTANTI A NON PIÙ DI 90 GIORNI
4) INCENTIVI PER AUMENTO ENTRATE DA SCOMMESSE
5) RITORNO ENTI TECNICI.
Obbiettivi ambiziosi, ma con l'attuale MASAF che sta lavorando con passione e decisione per il settore, con il determinato sottosegretario La Pietra, con l'instancabile Direttore generale Ingegner Chiodi ed il Suo staff, ora l'orizzonte è sicuramente meno buio e gli obbiettivi raggiungibili. Il mio mantra è: continuiamo a lavorare ed a crederci.”