CASTELFRANCHI: "AL GALOPPO ITALIANO OCCORRE UNA SCOSSA DAVVERO FORTE"

Franco Castelfranchi
10/03/2025

Franco Castelfranchi, milanese,71 anni, ha iniziato la sua avventura ippica nel 1974 entrando all’ANAC in Via Santa Maria Fulcorina, quando Enrico Arcari era il Segretario. Dal 1981 è diventato Segretario Generale rimanendo con l’Associazione fino al 2003.
Senza ombra di dubbio voce storica del galoppo nazionale. Primo e finora unico italiano a rivestire una carica apicale in un consesso ippico del galoppo Europeo è stato Chairman della EFTBA che aveva aiutato a creare con il suo fraterno amico Michel Henochsberg. Membro da 30 anni di tutti i consessi europei del purosangue, attualmente rappresenta l’Italia nell’European Pattern Comittee e ha partecipato all'ultimo meeting di febbraio, assieme all'handicapper senior, Marco Trentini, da poco designato dal MASAF.
Attualmente collabora con la SIRE, glorioso sodalizio ippico milanese creato nel 1883, chiamato a collaborare da Pio Bruni nel 2010 e cura la newsletter settimanale distribuita via mail. E’ giornalista dal 1982.
Quale voce migliore quindi per cercare di fare un’analisi “disincatata” dello stato di salute del galoppo italiano. Tesi che potrebbero sembrare spietate, ma che possono contribuire certamente a sollecitare un dibattito e a provocare una presa di coscienza seria.

Come descriverebbe lo stato attuale del nostro galoppo?
Penso che qualsiasi persona che si occupi di questioni inerenti l’ippica non possa che dirsi estremamente preoccupato.
Si possono fare molti esempi al riguardo ma vorrei sottolinearne due che sono a mio parere paradigmatici.
1)    Non si riescono ad organizzare corse tris italiane.
2)    Specie qui al nord c’è un gruppo di allenatori che spinge per avere corse di superminima, fino a 5500 euro: a questo “mondo al contrario” dedicherò il prossimo numero del notiziario SIRE.

 

Sono possibili correttivi? E Quali?
Ripeto, la situazione è assolutamente drammatica ma bisogna  cercare di immaginare, uso questo termine perché secondo il mio modo di pensare questo viene prima del “proporre”, dei correttivi.

Ha qualche idea specifica?
1)    RIDUZIONE DEL NUMERO DELLE CORSE
E’ assolutamente indispensabile e va attuato da subito; la mia idea concreta è che si riduca del 10% nel secondo semestre e del 15% nel 2026 e nel 2027. Il tutto ad invarianza del montepremi. 
2)    RIDUZIONE DEL NUMERO DEGLI IPPODROMI
Mi attirerò critiche infinite ma questa a mio modo di pensare è la realtà che paragono agli oltre 120 ippodromi che ho visto in tutto il mondo.
Diciamolo chiaramente; oggi reggono Milano, Merano, Firenze, Pisa a condizioni che scenda a 30 giornate l’anno. Roma la metto dentro per carità di patria ma definirla ospitale…..
Siracusa è un’isola a sé stante, Tagliacozzo ha una sua decenza.  Stop. Mi scusi, una squadra di serie A o B potrebbe giocare in uno stadio le cui tribune sono inagibili? Risposta: NO; Varese invece continua a correre per assegnare il reddito di cittadinanza o di “allenanza” ad una manciata di allenatori. Perché? E ce ne sarebbe per tutti gli altri non citati. Il problema origina dall’attuale sistema convenzionale. Merano a parte, tutti gli altri ippodromi hanno la parte larghissimamente preponderante dei loro ricavi. Sarà peraltro sempre possibile agire con contributi regionali, comunali se non addirittura di privati...
3)    CORSE IN OSTACOLI
E’ discorso delicato perchè implica le sorti di un ippodromo virtuoso come Merano. E’ dato oggettivo che i soldi del montepremi  vanno all’estero, che non c’è interesse fra proprietari Italiani, che le scommesse sulle corse in ostacoli sono ridicole: sbaglio? Allora in simile situazione facciamo come gli struzzi infilando la testa nella siepe?
4)    INTERVENTO LEGISLATIVO SULLA FISCALITA’
La premessa è che attualmente gli investimenti  dei proprietari italiani sono ai minimi storici  per numero anche per ovviare al calo della produzione nazionale. Nessuno pensa di poter competere con per il top , ma i puledri fra  30 e 100.000 dovrebbero rientrare nel range d’azione dei nostri operatori. Perché ciò accada occorre che i cavalli abbiano la possibilità di vincere somme adeguate in grande numero, diciamo che dovrebbero esserci 100 cavalli che vincono almeno 50000 euro all’anno…
Occorre poi stimolare gli investimenti e capisco che il MASAF non possa agire in un settore per molti versi opaco. Quello che però si può fare è agire sulla leva fiscale. La mia idea è che si debba mettere mano alla fiscalità complessiva. Per le scuderie registrate e con partita IVA vanno individuati precise facilitazioni agli investimenti; per i piccoli proprietari va immaginata una deducibilità fiscale delle perdite in misura diciamo del 15/20% dei propri redditi. Questo tra l’altro avrebbe l’effetto di ridurre la non fatturazione che affligge il settore e che produce una evidente distorsione della concorrenza. Per combatterla, basta richiedere con il rinnovo della patente di allenatore copia della fatture/ricevute ai proprietari, incrociare il dato con quello dei cavalli dichiarati in allenamento verificarne la congruità f. Chi ha il coraggio di farlo? Lo stato che mette oltre 100 milioni l’anno dovrebbe impegnarsi…
5)    ADERIRE AL WORLD POOL E STABILIRE LA CONNESSIONE CON LE CORSE DI HONG KONG
Occorre  muoversi in questa direzione; Hong Kong è di un altro pianeta a tutti i livelli ed è necessario entrare in quell’orbita. Siamo gli unici ad esserne fuori…

Come definirebbe queste proposte? Realistiche, utopistiche, irrealizzabili?
Sono proposte che possono per certi versi essere ritenute provocatorie ma ritengo che se vogliamo ripartire occorra una scossa davvero forte. Poi ovviamente ci si deve sedere al tavolo e discutere senza tuttavia guardare prioritariamente ad interessi particolari.

Complessivamente come valuta l’evoluzione dell’attività del Ministero?
Il giudizio complessivo è senz’altro positivo, diretta conseguenza dell’istituzione di una Direzione Generale e le cose si muovono, lento pede, anche sotto il profilo legislativo.
Purtroppo si sconta la scarsità di personale qualificato. Si spera forse che il personale si qualifichi un settore cosi specialistico per grazia divina? E’ un dato di fatto che manchino professionalità e sarà sempre peggio con l’andata in pensione di gran parte degli ultimi veterani delle storiche strutture. In particolare disturba che una figura apicale indispensabile per il buon andamento dei rapporti internazionali non sia stata ancora affiancata a mesi dal suo ritiro. Su altre cose, pur benemerite come la riduzione dell’IVA sui puledri, continuiamo a chiederci perché non si sia agito sull’iva sulle monte: che sia inferiore al trotto dove si opera in FA (Fecondazione Artificiale) rispetto al purosangue dove è d’obbligo la monta naturale.

 

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